Comunicare via blog

Delle centinaia di pagine scritte in questi anni, nulla è arrivato in questo blog. Appunti disordinati di lavori svolti, classi e corsi. Pensieri. Parole. Emozioni.  Sebbene il blog stia diventando anacronistico, è bene che io cominci a scrivere qualcosa, anche fosse di getto. I tempi per esprimere le mie seriose opinioni sono maturi: ho la certezza di non essere poi cosí letto. Il mondo dei social si muove su ben più ampie frequenze. E ciò mi rilassa, perché ammetto che vorrei sí essere “famoso” ma anche tranquillo. Ebbene. Questa premessa mi scagiona. E ne avevo bisogno. 

Quando si compone occorre sempre avere qualcosa da dire. Due sono le cose che mi motivano:

1 – i miei due figli. Milo e Lorea.  Gemelli. Non appaiono nei miei social. Non appariranno. Non li metto in bella mostra. Qui forse, anzi sicuramente ne parlerò, non per vantarmene (e potrei come ogni padre), ma perché sono i  maestri più grandi che abbia avuto.

2- la bellezza del mondo. I suoi insegnamenti. Capita troppo spesso di imparare belle cose e dimenticarsene. Perdersi l’opportunità di meditarci sopra, di filosofeggiarci  con gusto. Succede troppo spesso che il lusso del pensiero, libero e pindarico venga incarcerato dai doveri giornalieri.

3- lo schifo del mondo. Non ne vale la pena lo so. Ma va pur menzionato, elencato, sfanculato.

Si avevo detto due cose… ma bellezza e schifo del mondo sono un po’ lo ying e lo yang ma non li puoi mischiare in un numero solo. È come mischiare la mayonese con la Nutella, ti si stringe la gola al solo pensiero.

Poi c’è il tema di avere qualcosa da dire.

Ce l’ho. Ti assicuro che lo ce l’ho. Ma rimane incastrato da qualche parte.

Perciò. Scrivo il blog. Te lo dico pure cosí, c’è questo libro, “the artist way” di Julia Cameron, un percorso di 12 settimane per recuperare la creatività. Ecco io l ho fatto anni fa. Non lo farò. Ma farò questo blog. Viene tutto un po’ da li. Leggilo. Non è per artisti consumati, è pure per lo spirito artistico che ti brucia dentro (ma se ti brucia tanto allora è gastrite, o un’ulcera e dubito che solo il libro basti).

Quindi. Ho qualcosa da dire ma non lo so nemmeno io cosa.

“So solo di non sapere” citando un filosofo Greco cui nombre mi sfugge…o non so…o so che non so, o che non ricordo…varie ed eventuali. Libertà del sapere. Libertà del sapone. Dell’associazione libera. Del palo e della frasca. Di Pindaro. Di Bindolo. Di Nonno in carriola. De mammeta. Soreta.

La mia libertà di espressione finisce dove cominciano i guai. Tengo famiglia e spero di starne lontano.

Insomma, ultimamente mi dedico sempre meno alla creazione, allo svarione, a togliere i puntini  dalle i. Questo mi comporta problemi psichici, psicologici, emotivi… c’ho una forte instabilità. Sono cronicamente esaurito. Come un apparato con obsolescenza programmata.

Ma io non posso essere sostituito per dindirindinaccia della porcazzia!

Se riesco a scrivere a getto continuo penso che metterò dentro tutto ciò che so fare e non so fare, ma che quantomeno ho provato a fare. Tutta roba dell’arte scenica più o meno. Tutta bella roba. Ma prima bisogna svuotare la soffitta. Nel gulliver c’è parecchia roba da antiquariato. Mercatino delle pulci delle idee.

Rotture di palle, merde, traumi, sogni ricorrenti, conti correnti (magari!)
E poi un sacco di lavori che ho fatto e che mi piacerebbe ricordare buttandoci sopra un secchio di benzina e dargli fuoco. Metaforicamente s’intente.

Comunque vanno di moda le cose corte. Sono proprio fuori moda.

Ma sti cazzi.

Ah ecco.

La mia lingua madre è l’italiano, in questa scrivo ora. Sí lo so, ho decisamente più amici che mi leggerebbero in spagnolo, inglese e vattelappesca. Mi spiace. Ma forse i googletranslator fanno un buon lavoro.

 

Si va be…tempo fa scrivevo molto meglio. Penso che la paternità m’ha rincoglionito. Ho perso vocaboli in favore di gna gna tata dadda mmmmm.