SBONK

ESPECTÀCULO INFANTIL (+6)

PARA ESCUELAS, TEATROS Y BIBLIOTECAS

Mr. Sbonk és un viatger inventor i té una màquina voladora: la bicivoletta que transforma els núvols en contes i llibres.

Però Mr. Sbonk ha patit una avaria a la bicivoletta no vol posar-se en marxa de nou. La contaminació de l’aire, el plàstic i el petroli en són les causes. No surt cap solució aparentment. 

¿Podrà la seva audiència fer que torni a funcionar?

Inspirat en l’univers fantàstic de Gianni Rodari, aquest espectacle fascinant i atractiu és una celebració de la imaginació, la importància de les històries en les nostres vides i la col·laboració col·lectiva per fer el món un lloc cada cop millor. 

  • TÍTOL: SBONK
  • REPARTIMENT: Daniele Ridolfi i la Bicivoletta
  • IDIOMES DISPONIBLES: Català, Castellà, Italià, Anglès, Francès… i sobretot un GRAMMELOT divertit. 
  • TIPOLOGIA: Mixta (contacontes, mim, clown, objectes)
  • CREACIÓ I DIRECCIÓ: Daniele Ridolfi
  • DURADA APROX: 45 minuts

Intervista a Daniele Ridolfi, attore co-protagonista in “Fratelli Ferretti contro Real Madrid”.

Da quando vidi 100 volte “The Commitments” iniziai a farmi le interviste da solo come Jimmy Rabbit. E credo che sia la forma più sana di andare incontro al successo personale. E sta di fatto che Fratelli Ferretti contro Real Madrid lo è…e siccome è un lavoro così ampiamente collettivo bisogna che io condivida questa Intervista fatta al bagno sotto la doccia, radendomi la barba e pettinando i baffi.

-salve sono George Melies della rivista “Melies e altre diavolerie moderne”, mi concede una intervista anche oggi?- certo entri pure, mi stavo pulendo, sto per entrare in doccia.-grazie, se non le dispiace rimango fuori la mampára. -prego prego, se ha bisogno non faccia complimenti. -Ridolfi, attore poliedrico, lei inizia mimo, teatro fisico, di strada, eventi, festival internazionali, clown, roba strana indecifrabile come l’immersione, il teatro dei/con i sensi. come è arrivato al cinema.- a piedi. Cioè in aereo, poi mi sono venuti a prendere, ma l’ultimo pezzo a piedi. Non vado moltissimo lo ammetto, per varie ragioni. Però quando vado, a piedi. -dicevo a fare cinema. – è stata una casualità, per circa 20 anni ho insistito tantissimo, ho bussato, suonato, inginocchiato, fatto da zerbino…e niente poi sono andato da Roberto e ha detto ok. Una casualità che fossimo amici.- Quindi è stato raccomandato.- Sì alla grande. – Cosa ne pensa del talento e dell’esperienza d’attore? Serve?- Si tantissimo, anche se il talento non serve tantissimo per questo mestiere, cioè non mi fraintenda. Per esempio prendiamo il talento di zappare la terra: avere delle belle braccia forti, schiena curva e poca voglia di alzare la testa, bestemmia pronta e zero noie. Uno con l’esperienza migliora. Alla fine finisce quasi piegato in due. Ecco col mestiere d’attore questo non succede. Bisogna fare esercizi vari, a tenerti in allenamento, quando non lavori, ma anche passare del tempo a trovare lavoro. Quindi alla fine ti ritrovi a zappare senza esperienza previa. Un casino. -Ma parliamo del film. Lei crede nel cinema umbro. -Lei deve sapere che il cinema in umbria è considerato un cinema di frontiera nel mondo. Gli umbri non lo sanno perché non glielo dicono, così quando partecipano come attori o come comparse rimangono spontanei. Se lo sapessero sarebbe un casino. – Quindi il film? Cos è?- Un casino. Cioè, non lo so. Non l’ho visto e non so quando lo vedrò. Presto. Però è una storia molto moderna: di due persone nate dallo stesso utero in tempi diversi.- fratelli?- si, come lo sa?- lo dice la sinossi. – a ecco. Si. Poi succedono delle cose, che non le vediamo ma ce le capiamo. E poi delle cose insieme. – si ride?- dipende.- da cosa?- lei ride nella vita?- si abbastanza.- allora riderà.- e se non rido?- mente.- vuole parlare della troupe e del cast?- no. Tutti bravi. Voglio bene a tutti loro ma dopo questo film bisogna imparare la riservatezza. La gente ora osserva, ti ferma per strada.- ah sì e cosa le hanno chiesto?- “hai da accendere?”- no mi dispiace. Poi sono andato a comprare un accendino. – Spera di fare altri film a breve?- Sì. Un centinaio. – Grazie.- Prego. – Si asciughi. – grazie.- prego. – alla prossima.



Intervista con Fil Rouge

La prima settimana di febbraio sono ho debuttato con Reverie in Italia, e con questo già sono 3 paesi (Spagna e Inghilterra) dove è abbordato. Poca cosa lo so, ma è uno spettacolo poetico, non commerciale nel quale mi diverto e mostro quante più tecniche di mimo io conosca. Lo so è che è un discorso un po’ complicato ma voglio solo scrivere due righe: il mimo è la base della mia formazione d’attore. La tecnica Decorux mi ha scolpito non solo il corpo (cosa che comunque va mantenuta in allemento costante) ma anche l’anima, il cuore creativo, lo spirito. Quando si è artisti si è combattuti molto sul nostro operato. Accetarsi, accettare i risultati. I risultati sono si diversi fronti, artistici, econimici, commerciali… e un lungo etc. Reverie è di sicuro un successo creativo, artistico e personale, forse in questo momento meno commerciale, giacché ho deciso di spingere il “marketing”. In questo momento la parola mimo non vende, ma non importa, anche fosse teatro fisico o qualsisi altra denominazione Reverie sarà comunque uno spettaoclo poetico e divertente, un’emozione e un grido silenzioso alla libertà. È un seme, è un fiore, è una pianta… crescerà e si farà. Anche il pubblico crescerà, cambierà. Non tutte le opere d’arte devono essere al tempo con il suo pubblico. Il teatro sí, o almeno il mainstream lo richiede, e mi pare giusto. Essere un passetto furi i l mainstream va bene lo stesso. Fa parte del gioco.

Quello che non ho detto è che in Italia ho giocato in casa, a casa mia, nella mia cittadina di origine: Bastia Umbra. Ho sempre un caldo pubblico che mi aspetta. Desideroso di conoscere e sapere di più su cosa passa la fuori. Fuori: laddove i media tradizionali non arrivano, laddove solo il passaparola può fare da garante. La fuori dove vivo io, nel mezzo di cose creative che spesso non arrivano al mainstream. Tutti abbiamo bisogno di un pubblico cosí e di pubblico cosí ve ne è in giro, io lo so. Il problema è che… siamo troppo condizionati dai media. Bisogna ricominciare a staccarsi dalle opinioni, dalle critiche, dai suggerimenti.

Mi ricordo un aneddoto, di quando volevo comprarmi una chitarra elettrica a buon prezzo. Insomma, giro un po’ di negozi e mi faccio delle idee. Con un venditore argentino parlo del più e del meno di chitarre e dico “mi dicono che questa chitarra sia meno di questa e che quest’altra… etc”… al che mi fa finire di parlare e dice. Dovresti ascoltare meno persone e più chitarre.

Porto con me quel consiglio e lo applico a un sacco di cose.

Ascoltate e guardate più spettacoli e meno critiche  e opinioni altrui.

E poi c’è questa intervista… fatta dall’amico Nicola Angione. Leggetela. C’è un bel pezzo di me come attore.

ciao

Intervista a Daniele Ridolfi | Oltre la maschera, un MIMO: REVERIE

Una italiana in Algeri

E poi c’è l’Opera.

Vi ho mai detto che a casa dei miei ci sono in salotto i poster della Turandot e della Madama Butterfly di Puccini? Ecco, questo è tutto ciò che ho saputo dell’Opera fino a qualche anno fa. Posters. A casa mia non sono sicuro che sappiano di cosa parlino…però ci sono. Per abitudine credo anche che, come spesso accade, non ci facciano più caso. Eppure sono lí e per certi versi hanno accresciuto la mia curiosità di provinciano della provincia senza teatri decenti, fugurarsi l’Opera.

L’Opera ha con se molti pregiudizi. Ma esistono tante composizioni e generi, trgedie, drammi, farse, commedie etc… che poi dipende da cos vai a vedere. E poi costa. La platea non è per tutti. Per quelli come me non resta che il palcoscenico. Chi mi conosce sa che una produzione l’anno circa la passo all’Opera. In genere al Liceu barcellonese. Lá per lappe vivo.

Rossini: L’ italiana in Algeri. Roba seria…anzi comica.

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La plastica nel mare

Nel mare c’è un sacco di plastica.

Parecchia. No, ma dico, mica è un racconto di Gianni Rodari? Non sai chi è Gianni Rodari? È il padre dei racconti fai da te. Insomma quello che ha un metodo ikea sulle storie, lui ti da i pezzi tu ci fai un tavolo. Ma ricorda: per fareun tavolo ci vuole un fiore…per fare tutto ci vuole un fiore.

Insomma il mare è pieno di plastica, una volta si diceva che il mare era pieno di pesci. Ora i pesci muoiono a causa della plastica e tu te ne stai bello bello a pensare che non è un problema tanto a te il pesce non piace, il sushi men che meno e che al mare meglio almeno non ti danno fastidio.

Ma cosa succede a sto mondo qua?

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Comunicare via blog

Delle centinaia di pagine scritte in questi anni, nulla è arrivato in questo blog. Appunti disordinati di lavori svolti, classi e corsi. Pensieri. Parole. Emozioni.  Sebbene il blog stia diventando anacronistico, è bene che io cominci a scrivere qualcosa, anche fosse di getto. I tempi per esprimere le mie seriose opinioni sono maturi: ho la certezza di non essere poi cosí letto. Il mondo dei social si muove su ben più ampie frequenze. E ciò mi rilassa, perché ammetto che vorrei sí essere “famoso” ma anche tranquillo. Ebbene. Questa premessa mi scagiona. E ne avevo bisogno. 

Quando si compone occorre sempre avere qualcosa da dire. Due sono le cose che mi motivano:

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