Intervista a Daniele Ridolfi, attore co-protagonista in “Fratelli Ferretti contro Real Madrid”.

Da quando vidi 100 volte “The Commitments” iniziai a farmi le interviste da solo come Jimmy Rabbit. E credo che sia la forma più sana di andare incontro al successo personale. E sta di fatto che Fratelli Ferretti contro Real Madrid lo è…e siccome è un lavoro così ampiamente collettivo bisogna che io condivida questa Intervista fatta al bagno sotto la doccia, radendomi la barba e pettinando i baffi.

-salve sono George Melies della rivista “Melies e altre diavolerie moderne”, mi concede una intervista anche oggi?- certo entri pure, mi stavo pulendo, sto per entrare in doccia.-grazie, se non le dispiace rimango fuori la mampára. -prego prego, se ha bisogno non faccia complimenti. -Ridolfi, attore poliedrico, lei inizia mimo, teatro fisico, di strada, eventi, festival internazionali, clown, roba strana indecifrabile come l’immersione, il teatro dei/con i sensi. come è arrivato al cinema.- a piedi. Cioè in aereo, poi mi sono venuti a prendere, ma l’ultimo pezzo a piedi. Non vado moltissimo lo ammetto, per varie ragioni. Però quando vado, a piedi. -dicevo a fare cinema. – è stata una casualità, per circa 20 anni ho insistito tantissimo, ho bussato, suonato, inginocchiato, fatto da zerbino…e niente poi sono andato da Roberto e ha detto ok. Una casualità che fossimo amici.- Quindi è stato raccomandato.- Sì alla grande. – Cosa ne pensa del talento e dell’esperienza d’attore? Serve?- Si tantissimo, anche se il talento non serve tantissimo per questo mestiere, cioè non mi fraintenda. Per esempio prendiamo il talento di zappare la terra: avere delle belle braccia forti, schiena curva e poca voglia di alzare la testa, bestemmia pronta e zero noie. Uno con l’esperienza migliora. Alla fine finisce quasi piegato in due. Ecco col mestiere d’attore questo non succede. Bisogna fare esercizi vari, a tenerti in allenamento, quando non lavori, ma anche passare del tempo a trovare lavoro. Quindi alla fine ti ritrovi a zappare senza esperienza previa. Un casino. -Ma parliamo del film. Lei crede nel cinema umbro. -Lei deve sapere che il cinema in umbria è considerato un cinema di frontiera nel mondo. Gli umbri non lo sanno perché non glielo dicono, così quando partecipano come attori o come comparse rimangono spontanei. Se lo sapessero sarebbe un casino. – Quindi il film? Cos è?- Un casino. Cioè, non lo so. Non l’ho visto e non so quando lo vedrò. Presto. Però è una storia molto moderna: di due persone nate dallo stesso utero in tempi diversi.- fratelli?- si, come lo sa?- lo dice la sinossi. – a ecco. Si. Poi succedono delle cose, che non le vediamo ma ce le capiamo. E poi delle cose insieme. – si ride?- dipende.- da cosa?- lei ride nella vita?- si abbastanza.- allora riderà.- e se non rido?- mente.- vuole parlare della troupe e del cast?- no. Tutti bravi. Voglio bene a tutti loro ma dopo questo film bisogna imparare la riservatezza. La gente ora osserva, ti ferma per strada.- ah sì e cosa le hanno chiesto?- “hai da accendere?”- no mi dispiace. Poi sono andato a comprare un accendino. – Spera di fare altri film a breve?- Sì. Un centinaio. – Grazie.- Prego. – Si asciughi. – grazie.- prego. – alla prossima.