Intervista con Fil Rouge

La prima settimana di febbraio sono ho debuttato con Reverie in Italia, e con questo già sono 3 paesi (Spagna e Inghilterra) dove è abbordato. Poca cosa lo so, ma è uno spettacolo poetico, non commerciale nel quale mi diverto e mostro quante più tecniche di mimo io conosca. Lo so è che è un discorso un po’ complicato ma voglio solo scrivere due righe: il mimo è la base della mia formazione d’attore. La tecnica Decorux mi ha scolpito non solo il corpo (cosa che comunque va mantenuta in allemento costante) ma anche l’anima, il cuore creativo, lo spirito. Quando si è artisti si è combattuti molto sul nostro operato. Accetarsi, accettare i risultati. I risultati sono si diversi fronti, artistici, econimici, commerciali… e un lungo etc. Reverie è di sicuro un successo creativo, artistico e personale, forse in questo momento meno commerciale, giacché ho deciso di spingere il “marketing”. In questo momento la parola mimo non vende, ma non importa, anche fosse teatro fisico o qualsisi altra denominazione Reverie sarà comunque uno spettaoclo poetico e divertente, un’emozione e un grido silenzioso alla libertà. È un seme, è un fiore, è una pianta… crescerà e si farà. Anche il pubblico crescerà, cambierà. Non tutte le opere d’arte devono essere al tempo con il suo pubblico. Il teatro sí, o almeno il mainstream lo richiede, e mi pare giusto. Essere un passetto furi i l mainstream va bene lo stesso. Fa parte del gioco.

Quello che non ho detto è che in Italia ho giocato in casa, a casa mia, nella mia cittadina di origine: Bastia Umbra. Ho sempre un caldo pubblico che mi aspetta. Desideroso di conoscere e sapere di più su cosa passa la fuori. Fuori: laddove i media tradizionali non arrivano, laddove solo il passaparola può fare da garante. La fuori dove vivo io, nel mezzo di cose creative che spesso non arrivano al mainstream. Tutti abbiamo bisogno di un pubblico cosí e di pubblico cosí ve ne è in giro, io lo so. Il problema è che… siamo troppo condizionati dai media. Bisogna ricominciare a staccarsi dalle opinioni, dalle critiche, dai suggerimenti.

Mi ricordo un aneddoto, di quando volevo comprarmi una chitarra elettrica a buon prezzo. Insomma, giro un po’ di negozi e mi faccio delle idee. Con un venditore argentino parlo del più e del meno di chitarre e dico “mi dicono che questa chitarra sia meno di questa e che quest’altra… etc”… al che mi fa finire di parlare e dice. Dovresti ascoltare meno persone e più chitarre.

Porto con me quel consiglio e lo applico a un sacco di cose.

Ascoltate e guardate più spettacoli e meno critiche  e opinioni altrui.

E poi c’è questa intervista… fatta dall’amico Nicola Angione. Leggetela. C’è un bel pezzo di me come attore.

ciao

Intervista a Daniele Ridolfi | Oltre la maschera, un MIMO: REVERIE